Dopo circa un paio d’ore, raggiungo la vetta del cerro dalla quale è possibile ammirare tutto il villaggio. Da quassù sembra ancora più caratteristico. Un piccolo villaggio posizionato nella natura incontaminata, bello da vedere come viaggiatore, ma sicuramente non facile nella quotidianità. L’inverno qui è molto freddo e l’umidità del fiume rende la temperatura percepita ancora più bassa.
Per rientrare al campeggio non percorro lo stesso sentiero, ma decido di scendere dal versante opposto della montagna e raggiungere la spiaggia. Essendo questo lato di montagna situato a ovest e di conseguenza poco battuto dal sole, il suolo è interamente composto da fango e pozzanghere e la discesa non è affatto semplice, ma sicuramente molto divertente. Per evitare il pantano salto da una roccia all’altra o cerco di mettere i piedi su alcuni rami o pezzi di legno che trovo lungo il sentiero.
Eccomi di nuovo alla base del cerro, molto soddisfatto di questo piccolo trekking e del panorama che mi ha regalato, ma ora sono diretto in spiaggia. Ormai sono passati diversi mesi dall’ultima volta che sono stato al mare, al caldo e sinceramente inizio un po’ a sentirne la mancanza. Mare e montagna, due ambienti così diversi e meravigliosamente belli, molto spesso messi a confronto tra loro. Prima di questo viaggio non ero mai stato in montagna e non sapevo quali emozioni potesse regalare. Ora la montagna la amo e ogni tanto ne sento la mancanza perché, rispetto al mare è selettiva e non è per tutti. La montagna è fatica, sudore e regala panorami mozzafiato, mentre il mare è relax, divertimento. Per come li vedo io, la montagna è più solitaria, fredda e chiusa, mentre il mare è condivisione, apertura, calore. Questo aspetto l’ho notato anche nelle persone che vivono e sono nate nei due ambienti. La gente di mare è più solare, aperta, calorosa a differenza della gente di montagna un po’ più chiusa, riservata e fredda. La mia non è assolutamente una critica, sia chiaro, ma una differenza che ho notato nel tempo. Una cosa però è certa, entrambi gli ambienti regalano emozioni e se avessi la possibilità di scegliere, ammirerei l’alba in vetta e il tramonto al mare.
Spiaggia Caleta Tortel
Finita la Patagonia inizierà la lunga risalita sulla costa argentina che mi porterà prima in Uruguay e successivamente in Brasile, dove potrò coronare un altro sogno, ovvero capodanno al caldo. Dopo tanto freddo, dedicherò gli ultimi mesi del viaggio al caldo e al mare, ma prima ho altri meravigliosi luoghi da visitare.
A metà pomeriggio rientro al campeggio, dove sono completamente solo. I ragazzi sono andati via. Per fortuna amo star solo, altrimenti questi giorni sarebbero stati abbastanza difficili.
La sveglia dei giorni in cui devo spostarmi verso la prossima destinazione iniziano sempre nello stesso modo e cioè con la pioggia che bagna la mia tenda ed io che cerco di farla asciugare sotto la tettoia. Sembra quasi fatto apposta.
Il bus partirà alle 14:00 e così ho un po’ di tempo per far asciugare la tenda. Mentre preparo lo zaino, si avvicina un cagnolino nero tutto bagnato e dallo sguardo dolcissimo che mi fa compagnia tutto il tempo, seguendomi persino fino alla fermata del bus. L’avrei voluto portare con me.
Eccomi qui sul bus diretto a VILLA O’HIGGINS, l’ultimo paese della Carretera Austral, l’ultima tappa di questa meravigliosa avventura tanto sognata, aspettata e vissuta a pieno. Questa piccola cittadina nata sulle sponde del lago O’Higgins si trova più a sud di Caleta Tortel di 150 km e per raggiungerla sono necessarie alcune ore tra bus e traghetto.
La strada è quasi interamente sterrata e durante l’inverno i collegamenti sono molti difficoltosi a causa della neve. Gli alti alberi che caratterizzavano la vegetazione fino a questo momento, lasciano spazio ad alberi più bassi e resistenti al freddo. Durante il tragitto parlo un po’ con l’autista per chiedergli come fosse vivere in un posto così isolato e difficile da raggiungere e lui mi risponde che nonostante le difficoltà si trova bene ed è felice, in più con il lavoro che fa, conosce tante persone provenienti da tutto il mondo e questo lo aiuta a crescere e ad avere una visione più aperta.
Prima che la Carretera Austral fosse costruita, Villa O’Higgins era raggiungibile solo via lago e potete immaginare quanto era vincolante tutto ciò.
Ostello – Camping “El Mosco”
Appena arrivo a destinazione, mi dirigo diretto a El Mosco un ostello che ha anche servizio camping. Qui incontro tanti viaggiatori, tutti in attesa del traghetto che ci porterà in Argentina. Si sono accumulate tante persone, perché a causa del brutto tempo, il traghetto non è potuto partire nei giorni precedenti. Ci sono due compagnie che offrono questo servizio e salpano due volte a settimana (in bassa stagione), ma dipende sempre dalle condizioni del lago.
Sotto una pioggia costante sistemo la tenda e la riempio con i due zaini per non farla volare via a causa del forte vento. Questa volta ho paura che non resisterà.
Mi riparo al caldo, nella sala comune dell’ostello e mi ritrovo al tavolo con tre uomini cileni, in vacanza senza le rispettive mogli. Iniziamo a parlare, mi offrono la cena e ci raccontiamo un po’ le nostre vite. Con i viaggiatori è sempre così. Ogni volta racconto la mia storia e loro fanno lo stesso. S’imparano tante cose interessanti e si scoprono tanti modi di vivere.
Alle 22:00 sono solo, tutti sono andati a dormire e così dopo essermi riscaldato per bene, raggiungo la mia suite. Il vento è veramente forte e la tenda sta iniziando a cedere. Speriamo resista.
La notte dormo malissimo, fino a quando mi risveglio completamente bagnato. Nella tenda si sono creati diversi buchi ed è entrata acqua. Non ci voleva! Metto subito al riparo i due zaini e sposto tutto sotto la tettoia dell’ostello. Il mio caro igloo ha ceduto la penultima sera, ma va bene così. Per quello che l’ho pagato è duranto anche abbastanza.
Fortunatamente in ostello hanno un letto libero e l’ultima notte sulla Carretera Austral la passerò al caldo.
È finita. Dopo 1247 km di natura, avventura, disavventure, nuovi incontri e paesaggi meravigliosi sono giunto alla fine di questo sogno. Lei, la ruta 7, il sogno di tantissimi viaggiatori non mi ha deluso, anzi mi ha stregato e incantato fino a farmi innamorare. Purtroppo questa non è la stagione migliore e io certamente non sono stato fortunato con il tempo, ma va bene così. Magari un giorno ritornerò e vedrò quei luoghi che in questo periodo sono chiusi a causa della strada impraticabile o per il rischio valanghe. Chi lo sa cosa mi riserverà la vita, ma nel caso così non fosse, non avrei nessun rimpianto.
Domani salperò diretto in Argentina. La discesa verso Ushuaia non è ancora finita.
Condividi questo contenuto!