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AvventuraCotopaxiEcuadorScalate

Sfida estrema: L’indimenticabile conquista del Cotopaxi, un’avventura epica!

scritto da Fabio Dentico 8 Luglio 2019
Sfida estrema: L’indimenticabile conquista del Cotopaxi, un’avventura epica!

Prima di giungere in Ecuador non avevo mai sentito nominare il vulcano COTOPAXI, il secondo vulcano attivo più alto del mondo, con i suoi 5.897 m.

Si trova all’interno del Parque Nacional Cotopaxi, a 50 km a sud di Quito nel cantone di Latacunga nella provincia di Cotopaxi.

Menù rapido:
  1. La mia scalata sul Vulcano Cotopaxi
  2. Quanto costa scalare il Cotopaxi
  3. Durata della scalata
  4. Cosa portare durante la scalata
  5. Quando andare

 

La mia prima idea è quella di visitare il parco che, con i suoi 33.393 ettari, è stata la prima aerea protetta dell’Ecuador. All’interno di esso è possibile ammirare alcune lagune, specie di animali, varie tipologie di piante e soprattutto lui, l’attrazione principale, il vulcano Cotopaxi.

Informandomi su internet per sapere i costi e come arrivarci, scopro che il vulcano è scalabile e non serve essere degli alpinisti esperti, ma solo ben acclimatati e allenati. (video)

Contatto alcune agenzie e concordo la scalata con quella che m’ispira più fiducia. Ho due settimane di tempo per prepararmi mentalmente, infatti il tutto è fissato per il 18 e 19 maggio.

Fortunatamente a Quito sono ospite di una coppia conosciuta su Couchsurfing e mi dicono che posso restare da loro senza problemi. Fantastico.

I giorni che precedono la scalata sono pieni di dubbi, di paure, di ansie. Mille domande bombardano la mia testa; ce la farò? Soffrirò l’altitudine? Sarò in grado di arrivare fin lassù? A tutte queste domande c’è solo una risposta: PROVARCI!

Non avrò mai le mie risposte finché non inizio. Finché non muovo i primi passi verso questa avventura.

LA MIA SCALATA SUL VULCANO COTOPAXI

Giorno 1 – 18 maggio 2018

È arrivato il giorno. È arrivato il momento d’iniziare. M’incontro con il gruppo alle ore 09:00 in agenzia a Quito. Siamo in quattro. Oltre me ci sono due ragazzi americani e un signore olandese, non alla sua prima scalata e molto più esperto di noi. Ad accompagnarci in questa avventura ci saranno tre guide di montagna.

Prepariamo gli zaini, ci motiviamo tra noi e finalmente siamo sulla Jeep in direzione Parco Nazionale Cotopaxi.

Per me e per i due americani è la prima volta che ci avventuriamo in una scalata, ma siamo abbastanza carichi e fiduciosi.

Salendo al Rifugio José Rivas
Salendo al Rifugio José Rivas

Dopo circa un’ora arriviamo a destinazione. Pranziamo per mettere un po’ di energie e affrontare la salita verso il Rifugio José Rivas a 4.864 m.

Prima di parcheggiare la Jeep e iniziare la salita di circa quaranta minuti fino al rifugio, ci cambiamo per abituarci agli scarponi da alta montagna e per indossare gli indumenti più caldi e impermeabili.

La salita è abbastanza ripida, ma la cosa che rende tutto più duro e difficile, è senza dubbio l’altitudine. Lo zaino pesa, siamo a più di 4.800 metri e ad un certo punto inizia anche a piovere. Beh, come inizio non c’è male. Nonostante tutto, ho un buon ritmo, mi sento abbastanza bene e vado spedito.

In circa mezz’ora raggiungo il rifugio. La prima tappa è andata. Sono le ore 16:00 e abbiamo abbastanza tempo per riposarci e caricarci mentalmente.

Ci sistemiamo in una delle camerate del rifugio, lasciando lo zaino e preparando il sacco a pelo per le poche ore di sonno che ci attendono.

Rifugio Josè Rivas - Vulcano Cotopaxi
Rifugio Josè Rivas – Vulcano Cotopaxi

L’aria fuori è gelida, saremo a pochi gradi sopra lo zero e il vento rende tutto più freddo. Il cielo è coperto, ma fortunatamente le nuvole mi graziano per pochi minuti mostrandomi la vetta del vulcano così imponente, maestosa e lontana.

I dubbi tornano prepotentemente nella mia mente. Chissà cosa succederà tra qualche ora. Cerco di distrarmi scattando qualche foto, prima di rientrare al rifugio e godermi un caldo mate de coca (una bevanda molto simile al tè, realizzata con le foglie della pianta di coca. I nativi, oltre ad usarle per il mate, le masticano per alleviare il mal di montagna, la fame e la fatica) in compagnia dei due ragazzi americani.

Parliamo dei nostri rispettivi viaggi in modo da non pensare troppo alla sfida che ci attende.

Parete Nord del Cotopaxi
Parete Nord del Cotopaxi

Alle 17:30 siamo a cena. Finalmente le guide c’illustrano il programma, le varie tappe, l’ora di partenza e di ipotetico arrivo e la percentuale di riuscita. Quest’ultima notizia non è delle più confortanti, dato che solo il 50% delle persone arriva in vetta 😱 (o almeno così mi è stato detto).

Alle 18:00 siamo a letto. Abbiamo bisogno di dormire e recuperare le energie. Come si fa a dormire a quest’ora con i pensieri che frullano per la testa? Oltre a questo il freddo è quasi insopportabile.

Ore 23:00, è giunta l’ora di svegliarsi e alzarsi. Quanto avrò dormito non lo so, ma sicuramente molto poco. Sono tutto contratto e pieno di dolori a causa del freddo. Pian piano s’iniziano a svegliare anche gli altri, il rifugio è quasi pieno. Saremmo circa sessanta persone.

Durante la colazione ci guardiamo, poche parole. Qualcuno è concentrato, qualcuno inizia a sentire i sintomi del mal di montagna, ma tutti abbiamo negli occhi la stessa voglia di vedere l’alba da lassù.

Il tempo di prepararci e finalmente ci siamo.

Rifugio José Rivas - Vulcano Cotopaxi
All’interno del Rifugio José Rivas pronto per la scalata – Vulcano Cotopaxi

Giorno 2 – 19 maggio 2018

È mezzanotte. Nello zaino ho il minimo indispensabile, ma il cuore è carico per questa sfida.

Si aprono le porte del rifugio e siamo fuori. C’è un vento gelido che taglia la faccia e siamo alcuni gradi sotto zero. Alzo lo sguardo verso il cielo ed è bellissimo, pieno di stelle. Per alcuni secondi mi fermo a guardarle. All’improvviso mi sento come se fossi solo, come se fossi più vicino a loro e passo dopo passo lo sarò sempre di più.

Sono pronto, siamo pronti. Fabian sarà la mia guida. Partiamo tutti divisi in gruppi da due o come nel mio caso solo. Uno dei due ragazzi americani non se la sente di partire; il mal di montagna l’ha steso e non vuole rischiare, come giusto che sia. Non si scherza con la montagna, non si scherza con la vita.

La prima mezz’ora di cammino è su terra. È buio e l’unica luce che illumina i miei passi, è la lanterna frontale posta sul mio casco. Giunti a circa 5.000 m, siamo al ghiacciaio. Monto i ramponi, piccozza ben in pugno e si continua.

Per le prime due ore vado su abbastanza spedito, sono concentrato sul mio obiettivo e voglio solo giungere in cima per vedere l’alba.

Fa freddo, ho la barba e lo zaino congelati. Ogni passo è sempre più faticoso e, data la mia inesperienza, non immaginavo fosse così dura. A complicare ancor di più la situazione è la presenza di neve fresca che rende ogni passo molto più faticoso, dato che le mie gambe affondano almeno fino a metà tibia.

Alle 3:00 siamo quasi a metà strada, ma il peggio deve ancora venire. Piccola pausa per mangiare qualcosa, bere un po’ d’acqua e riposarci. Dopo quindici minuti il freddo è insopportabile, non sento più le mani e i piedi e così chiedo a Fabian di riprendere il cammino. Il cielo è sempre bellissimo e mi auguro che rimanga così almeno fino a quando non avrò raggiunto la vetta.

Molte persone iniziano a mollare. Qualcuno per il freddo, qualcuno per la stanchezza, qualcuno per il mal di montagna ed io, non so come, mi ritrovo d’avanti a tutti. No che fosse una gara, ma personalmente è una grandissima soddisfazione. La mia prima volta. Io che vengo dal mare e sono il più piccolo fisicamente. Si, la rivincita dei bassi 🤣.

Verso le 5:00 non ho più forza, sono veramente stanco, la neve alta rende tutto più faticoso. Fabian mi chiede spesso come stia e se sia sicuro di continuare. La mia risposta è decisa: “SI! Andiamo in vetta, vedrò l’alba da lassù.”

Il percorso seguito generalmente è impraticabile a causa del rischio di valanghe, così cerchiamo una strada alternativa e facendo ciò veniamo raggiunti da altri due ragazzi con la rispettiva guida. Si procede insieme.

A sinistra la parete innevata, a destra il vuoto e nel mezzo uno spazio di circa venti centimetri dove camminare. All’improvviso perdo l’equilibrio e mi ritrovo sorretto dalla corda di sicurezza che ho con Fabian e dalla piccozza che sono riuscito a bloccare nella neve. Ci è mancato poco.

Mi tiro su, mi rimetto in piedi e Fabian mi chiede come stessi. Sono deciso a continuare senza nessun dubbio, ma mi avvisa che la via non è molto sicura e in caso di eccessivo pericolo, dovremo tornare giù senza sé e senza ma, perché giustamente, la vita viene prima di ogni vetta. Mi auguro che questo non accada.

Il cielo inizia a schiarirsi, ormai manca poco, ma non ho veramente più energie. Mi fermo spessissimo e chiedo a Fabian di riposare. Alcune volte mi concede qualche secondo di pausa, altre mi incita: “Vamos italiano, vamos. Cinque minuti, cinque minuti.” Non so quante volte ha ripetuto questa frase e ogni volta il mio pensiero è stato sempre lo stesso, “ma quanto cazzo durano questi cinque minuti?”

Vedo il sole sorgere, vedo la vetta, un ultimo sforzo. Raccolgo le ultime energie rimaste e spingo sulle gambe.

Sono le 06:30, SONO IN VETTA, sono a 5.897 m. Un sogno. Non credo ai miei occhi. Butto lo zaino per terra, mi guardo intorno e sono sopra le nuvole, sono arrivato dove fino a qualche settimana fa non avrei neanche immaginato.

Mi abbraccio con Fabian e gli altri ragazzi giunti con me. Ce l’abbiamo fatta. Recupero tutte le forze finché Fabian non mi dice che possiamo stare solo dieci minuti. Cosa? Sei ore e mezza per salire e posso stare solo dieci minuti?? Non posso crederci.

Vetta del Vulcano Cotopaxi
Vetta del Vulcano Cotopaxi

L’ultima mezz’ora è stata la più difficile. La salita era ripidissima, le energie al minimo e l’altitudine si faceva sentire come un macigno, ma non potevo mollare, non potevo fermarmi a pochi metri dal traguardo. Dovevo raggiungere la vetta, l’avevo promesso a me stesso, avevo promesso che avrei fatto il massimo.

Non riesco a trattenere l’emozione e piango. Essere lassù è qualcosa d’indescrivibile. Le sensazioni, le paure, i dubbi dei giorni precedenti, la fatica, la gioia, la soddisfazione personale, tutto racchiuso in quella lacrime.

Panorama-dalla-vetta-del-Cotopaxi
Panorama dalla vetta del Cotopaxi

Ho raggiunto il mio nuovo record personale. Mi siedo e mi godo quel panorama che resterà per sempre impresso nella mia mente.

Dopo circa quindici minuti è giunto il momento di scendere. Non ho più forza e i miei problemi alle ginocchia rallentano la discesa, ma che importanza ha, per quel che mi riguarda ho realizzato un’impresa.

Ogni tanto mi fermo e guardo il panorama, mi godo gli altri vulcani che si vedono in lontananza, i crepacci, i ghiacciai. Ammiro un paesaggio che ero abituato a vedere solo nei documentari.

Vulcano Cotopaxi
Una parte della parete del Vulcano Cotopaxi

Alle 09:30 sono al rifugio. I tre ragazzi del mio gruppo e le due guide mi accolgono con un applauso e tanti complimenti. Mi spiace che loro non siano riusciti a raggiungere la vetta, ma potranno sempre riprovarci.

Seconda colazione e via, verso Quito. Voglio solo farmi una bella doccia calda e dormire. Sono esausto ma super FELICE.

Non ero mai stato a quasi 6.000 m, ma sono sicuro che non sarà l’ultima volta. Questa esperienza ha aperto nuove sfide dentro di me, mi ha fatto riflettere su alcune cose e mi ha cambiato. È stata la cosa più faticosa della mia vita, ma anche una delle più belle.

Questa sfida è stata solo l’inizio di VITA DA WANDERLUST – OVER THE LIMITS

“Scalare non serve a conquistare le montagne; le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un’avventura non siamo più gli stessi”

                                                                                                                                                                                        (Royal Robbins)



QUANTO COSTA SCALARE IL COTOPAXI

Guida + Attrezzatura:

  • $ 280,00 Scalata condivisa con un’altra persona (ogni guida di montagna può portare massimo due persone)
  • $ 520,00 Scalata privata

Ogni agenzia ha prezzi diversi e include servizi diversi. Io ho pagato $ 280 tutto incluso, mentre altre mi avevano chiesto un costo extra per il noleggio dell’attrezzatura.


DURATA DELLA SCALATA

Salvo imprevisti, la durata dell’avventura è di due giorni. La mattina del primo giorno ci si ritrova in agenzia a Quito e si rientra verso l’ora di pranzo del secondo giorno.

La scalata dal rifugio dura in media tra le 8 e le 9 ore tra ascesa e discesa.


COSA PORTARE DURANTE LA SCALATA AL COTOPAXI

  • Acqua
  • Snack (barrette, cioccolato)
  • Protettore solare (siamo in altura ed il sole è forte)
  • Giacca a vento
  • Abbigliamento molto caldo ed attrezzatura (nel caso abbiate la vostra)
  • Maglia termica
  • Scarpe da trekking
  • Antipioggia
  • Cappello
  • Occhiali da sole
  • Burro cacao
  • Guanti sottili (da mettere da sotto a quelli imbottiti)
  • Torcia frontale con batterie nuove o con tanta carica residua
  • Calze pesanti
  • Macchina fotografica
  • Zaino da 50/60 L

Per consigli tecnici su abbigliamento, accessori e attrezzatura, clicca QUI.


QUANDO ANDARE

Il periodo migliore per visitare le Ande è senza dubbio la stagione secca che va da giugno a settembre. Con l’arrivo dell’estate e della stagione delle piogge, il rischio di valanghe è alto e di conseguenza non si può scalare.


Mi auguro che questo articolo sul Vulcano Cotopaxi ti sia piaciuto e nel caso ti chiedo di lasciare un commento e condividerlo 😊. Enjoy your adventure!

Hai già letto la mia avventura sul Nevado Illimani?

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